Programmazione dell’allenamento (Prof. Salvatore Buzzelli) Una vicenda mitologica dell’antica Grecia narra di Milone, un lottatore, che per diventare forte e conquistare l’alloro olimpico, sollevava ogni giorno un vitello sulla sua testa ed in quella posizione faceva il giro di tutto il recinto in cui pascolavano gli armenti, cosicché, nel tempo, mentre il vitello cresceva e diventava un bovino, anche la forza di Milone aumentava fino a farlo divenire l’atleta più forte del mondo antico. Una intuizione empirica ma geniale, una forma ancestrale, quella di Milone, su cui in seguito avrebbe poggiato le basi la moderna scienza dello sport e della Programmazione dell’allenamento. In buona sostanza, l’allenamento moderno, può essere considerato come il crescente susseguirsi di attività motorie che ha l’obiettivo di innalzare la prestazione fisica attraverso il potenziamento di funzioni biologiche specifiche che presiedono alla prestazione stessa; una sorta di stimolazione esterna consentita, che sfrutta le ormai note dinamiche con cui le esercitazioni fisiche influiscono sul sistema endocrino, che sollecitato al rilascio ormonale specifico, determina l’adattamento neuro-muscolare ed organico e la conseguente evoluzione delle capacità motorie. Orbene, in ambito sportivo, proprio la conoscenza di come tutti i meccanismi biologici agiscono, controllano e fanno evolvere l’intero sistema organico, rende assolutamente impensabile che nella ricerca di un obiettivo agonistico non si possa prescindere da una razionale e consapevole strategia allenante, organizzata scientificamente che porti nei modi e nei tempi alla conquista del risultato sperato. La programmazione, quindi, alla luce dello stato dell’arte, deve essere prioritaria nel progetto di qualsivoglia obiettivo agonistico che si rispetti, un modalità concreta per azzerare l’elemento "caso" nella determinazione della prestazione finale. Certo che se Milone avesse potuto disporre all’epoca dei moderni sistemi di organizzazione dell’allenamento, sicuramente sarebbe approdato a risultati ancora più eclatanti, in minor tempo e con minori rischi per la sua salute! Chi stila la programmazione, deve conoscere approfonditamente i fenomeni biologici di cui sopra, le richieste biomotorie dello sport che allena (il cosidetto"modello prestativo"), possedere nello scibile sportivo una ricca gamma di mezzi e metodi ai allenamento da proporre, saper presagire l’influenza generale e specifica, a breve, medio e lungo termine che i sistemi utilizzati esercitano sull’organismo di chi si sottopone al training. Però "Scienza e coscienza" a volte non sono sufficienti nella programmazione sportiva dell’allenamento, perché l’allenatore, nella scelta di ogni elemento contenuto nell’allenamento, deve essere sempre in grado di dare risposte precise ai seguenti quesiti: "E’ necessario? E’ sufficiente? E’ efficace? E’ veramente allenante ? E’ sicuro? E’ appropriato?" che solo l’esperienza maturata sul campo ed accumulata in anni di tentativi, rende possibile e detereminante. Quindi, partendo dalla consapevolezza che il risultato da raggiungere sia nelle possibilità dell’atleta da allenare, programmare significa organizzare 1’allenamento stabilendo in anticipo tutte 1e operazioni necessarie, saperle distribuire e gestire nei tempi operativi, individuare i momenti opportuni deputati alla valutazione nelle tappe intermedie, al fine di rendere più facile la gestione del progetto allenante, evitare gli eccessi di carico ed anche essere disposti a eventuali cambi di rotta in corso d’opera, se non si riscontrano le evidenze preconizzate. La programmazione può riguardare la "seduta di allenamento" , il periodo settimanale o "microciclo" , il periodo plurisettimanale o "mesociclo", più mesocicli o "macrociclo", l’insieme di più macrocicli o "piano annuale"; ed a seconda dei tempi interessati si parlerà di : programmazione a breve, medio, lungo o lunghissimo tempo. Affinché la stesura di una programmazione sia proficua, primariamente si devono stabilire il momento o i momenti in cui iniziano le competizioni e quali di quelle competizioni richiedono la massima prestazione (periodo agonistico), secondariamente i tempi ed i modi operativi per far sì che l’atleta arrivi al momento topico, in grado di esprimere il suo meglio, la progressione dei carichi, la quantità, l’intensità e il dosaggio temporale (periodo preparatorio). Proprio in virtù del fatto che la programmazione è organizzata in periodi, spesso la si nomina con il termine di periodizzazione.In alcuni sport come per esempio nello sci l’anno sportivo prevede un solo periodo di competizioni (solitamente nella stagione invernale) a cui fa da prologo un lungo periodo di preparazione in questo caso la periodizzazione è detta semplice. Nel caso in cui siano previsti due periodi agonistici, come per esempio nell’atletica leggera (stagione indoor invernale, e outdoor estiva), si parlerà di periodizzazione doppia. Questi due modi di procedere garantiscono, anzi sarebbe meglio esprimersi al condizionale, garantirebbero uno o due momenti di forma massima in concomitanza di eventi sportivi di massimo interesse per l’atleta (es. Olimpiadi, Campionati Mondiali, ecc…). In altri sport, come il calcio per esempio, parlare di periodizzazione diventa arduo vista la cadenza settimanale o bisettimanale di impegni agonistici che si prolungano in una stagione agonistica quasi ininterrottamente, in cui è sempre richiesta una buona prestanza fisicotecnica, a fronte di un tempo insufficiente sia per costruirla sia per trasformarla.Addirittura nel tennis le cose si complicano ulteriormente, in quanto la prestanza fisicotecnica viene richiesta giornalmente durante i tornei che normalmente un giocatore di buon livello, disputa per almeno una ventina di settimane distribuite nell’arco dell’intero anno sportivo. Per i tennisti si dovrà predisporre una periodizzazione multipla che preveda almeno 5 o 6 periodi agonistici nell’arco dell’intera stagione, tenendo sempre presente che tutto ciò sia passibile di revisioni in itinere, per lo più per necessità di classifica e di guadagni economici, o malauguratamente ad infortuni o malattie. Per questo genere di atleti ci si deve, per così dire, "accontentare" di uno stato di forma accettabile, che però probabilmente non sarà mai il massimo.Solitamente la programmazione dell’allenamento del tennista deve essere globale nel senso che la parte tecnico-tattica deve necessariamente embricarsi con la preparazione fisica generale e specifica, in maniera tale da evitare la sommatoria di stimolazione muscolare ed organica che porterebbero all’inutile e dispendioso sovraccarico funzionale. Ecco quindi profilarsi l’interazione preparatore – tecnico da sempre auspicata ma spesso trascurata: le due figure debbono interagire e disegnare insieme la strategia migliore per l’ottenimento di determinati adattamenti fisicotecnici con i relativi transfer. Non ultima per importanza, nella programmazione, a mio avviso deve trovare una giusta collocazione anche la gestione dell’aspetto alimentare, che deve suggerire (per nutrienti, dosi e modalità) la corretta assunzione di alimenti oltre alla eventuale supplementazione o integrazione a seconda che gli impegni siano di training o di gara. Di seguito viene proposto un prospetto organizzativo per un tennista di buon livello tecnico, in cui prioritariamente vengono individuati i tornei in cui necessita poter fornire una prestazione di rilievo (quadratini rossi) e con quadratini di altro colore tornei in cui la partecipazione può essere a discrezione (azzurro o celeste) o di approccio (rosa). |